Villalfonsina

Villalfonsina è un caratteristico borgo della provincia di Chieti situato in collina, a pochi chilometri da uno dei tratti più suggestivi della costa abruzzese, la costa dei Trabocchi. Conta poco più di mille abitanti (Villesi) distribuiti su una superficie di 9,06 chilometri quadrati, 203 metri sopra il livello del mare. Piccolo centro da sempre dedito all’agricoltura, con l’eccellenza nella produzione di vino ed olio, Villalfonsina è soprattutto luogo di pace e di tranquillità.

Nel borgo le case, disposte a pettine su ambo i lati dell’asse principale, sono monofamiliari spesso collegate tra loro da sotto-portici, cortiletti, disimpegni e scalinate esterne ( localmente detti Brancatelli) con delle epigrafi sei-settecentesche. Spiccano un portale bugnato in pietra scolpita risalente al 1849 e i palazzi di alcune famiglie ammodernati nel XIX secolo in stile neoclassico.

Assolutamente da ammirare sono la Chiesa di Santa Maria della Neve e la Fontana Ottocentesca.

Citata nel 1742 negli apprezzi della proprietà d’Avalos, la Chiesa di Santa Maria della Neve è sita in Piazza Roma e custodisce un’epigrafe in pietra coeva ed opere d’arte del medesimo periodo. La chiesa è a navata unica. Nell’altare maggiore in posizione centrale in alto sopravvive in una cartella uno stucco policromo che raffigura una chiesa molto più piccola. Questa immagine in un luogo così importante dal punto di vista liturgico doveva fissare alla memoria, oltre al miracolo al tempo accaduto, anche il ricordo della forma della chiesa antica o originaria della comunità insediata a Villalfonsina. Il medaglione settecentesco sembra bloccare come un’istantanea la situazione prima dei restauri settecenteschi, come si può verificare facendo un giro intorno alla chiesa notando l’allungamento della navata e dell’area presbiteriale. A sostegno di questa ipotesi aiuta l’esame del materiale costruttivo diverso: ad apparecchio murario misto di conci in laterizio e arenaria quello più antico, in cortina laterizia il secondo. La facciata, con possente torre campanaria nel lato destro, è ripartita in tre registri mediante due lesene. Il portale è sormontato da un timpano sovrastato da una grande finestra con cornice mistilinea. Il frontone superiore è curvo e spezzato. La torre campanaria, con le sue strette monofore nei fronti laterali, ricorda ancora la funzione non solo religiosa, ma anche difensiva di queste strutture. Testimonianze artistiche relative al culto di Santa Irene (Santo patrono del paese), che si vuole portato dagli immigrati slavi in quest’area nel Cinquecento, sono scomparse.

Costruita nel XIX secolo o nei primi decenni del XX secolo la Fontana è ubicata in un luogo importante dal punto di vista viario e cultuale, infatti sorge all’entrata del paese in un luogo dove in passato esisteva la chiesa rurale di San Rocco.
La fontana, a pianta poligonale, presenta una successione di archi a tutto sesto delimitata da esili lesene con capitelli dorici. Sulla sommità spicca un piccolo “tamburo” di forma poligonale che, tra la cornice ed i piastrini, riporta delle riquadrature sottosquadro. Il materiale impiegato è il mattone. All’interno il corpo centrale fa da perno per le varie funzioni della fonte, un tempo impiegata anche come lavatoio.

Le origini di Villalfonsina sono incerte e motivo di discussione. Alcune fonti asseriscono che il borgo sia stato fondato da  Alfonso d’Avalos, Marchese del Vasto, che agli inizi del XVI secolo, innamorato del territorio, si fece costruire un palazzo fortificato ove rifugiarsi in occasione delle scorrerie turchesche molto frequenti all’epoca. Secondo il dire popolare, invece, Alfonso si fece costruire una villa e da qui il nome di Villa di Alfonso trasformato poi in Villalfonsina. Entrambi le ipotesi sono verosimili. Di certo è che questa terra era coltivata e abitata da gruppi di contadini e pastori che vivevano in piccoli insediamenti sorti in prossimità del castello di Acquaviva, il Castello di S. Anzovino  e del monastero di S. Pancrazio.

La peste del 1496 decimò la popolazione e il Marchese del Vasto per ripopolare il territorio villese, intorno al 1527, fece venire una colonia di Schiavoni (Slavi), probabilmente da Villa Cupello ove per effetto di una migrazione si erano insediati da diverso tempo. La credenza popolare invece, vuole che un gruppo di schiavoni provenienti dalla valle del Nerenta per sfuggire alle orde turche che avevano conquistato i loro territori, migrarono verso le vicine coste adriatiche e sbarcarono alla foce dell’Osento per poi insediarsi sulle nostre terre. Poco verosimile poiché le migrazioni slave verso le nostre coste erano iniziate con la repubblica di Venezia, la quale avendo instaurato commerci con le popolazioni dell’altra sponda dell’Adriatico, concesse ai commercianti schiavoni la possibilità di costruire magazzini e fondachi. Si trattava di piccole migrazioni alle quali seguì quella del 1526 quando Luigi II fu sconfitto dai turchi che sottomisero il territorio. Migrazioni che non potevano interessare il territorio villese poiché non avevano, gli immigrati, punti di riferimento, mentre collegamenti potevano esserci con i villaggi di Villa Cupello e Mozzagrogna ove  già esistevano insediamenti slavi.

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